Nel catalogo della mostra “Genova e Siviglia: l’avventura dell’Occidente” – edito da SAGEP in occasione dell’esposizione omonima organizzata dal Comune di Genova nel 1988 alla Loggia della Mercanzia in Piazza Banchi – Consuelo Varela scriveva: “ La presenza genovese a Siviglia è antica come la città stessa….almeno dal 1161 abbiamo notizie di compagnie liguri impegnate nel commercio dell’olio andaluso. Ma è con la conquista della città da parte di Fernando III, che si era avvalso del loro aiuto nelle sue campagne di conquista, che i genovesi, come ‘nazione’, chiedono con insistenza al monarca spagnolo l’autorizzazione di erigervi un ‘Consolato’. A tal fine nel 1250 una delegazione di notabili liguri si recò a Siviglia per sollecitare dal Re castigliano uno ‘status giuridico’ che permettesse loro di continuare a vivere e a commerciare nella città come ai tempi passati, adducendo l’antica consuetudine giacché ‘quando la città era in potere dei morì essi già vi commerciavano e vi abitavano.
Nel maggio 1251 il Re Santo accettò le petizioni presentate dall’ambasciatore genovese Nicolò Calvo concedendo il privilegio richiesto e ampliandolo.
Dal punto di vista amministrativo i genovesi erano autorizzati a disporre di un quartiere in città con tutto ciò che comportava:magazzini, possesso di forni, bagni e una propria chiesa con l’autorizzazione di presentare i cappellani di loro gradimento all’arcivescovo per la designazione.
Dal punto di vista giuridico si concedeva loro la capacità necessaria per poter nominare ed eleggere i propri consoli con l’incarico di dirimere le questioni che si fossero presentate all’interno della colonia genovese.
In quanto alle concessioni economiche si garantì loro la libera entrata, si regolarono i diritti fiscali e si introdusse un accordo sul corso di moneta che interessava sia Genova che la Corona spagnola.
Il Re castigliano si impegnava a non ricorrere a rappresaglie contro i genovesi abitanti di Castiglia in caso di conflitto con i corsari e la Repubblica di Genova faceva lo stesso, impegnandosi a risarcire i castigliani che fossero assaliti dai pirati genovesi nel caso che le merci fossero state vendute sulla piazza di Genova.
Le concessioni dei Re castigliani ai sudditi della Repubblica di Genova non finirono qui.
Fortunatamente nell’Archivio Generale di Simancas ci è rimasto un prezioso manoscritto della metà del secolo XVI intitolato El libro de los privilegios de la nacion genovesa…il suo contenuto va dal primo privilegio fernandino del 22 maggio 1251 fino all’esenzione concessa dai re Cattolici il 14 novembre 1489. Il libro consta inoltre di un’appendice:la riconferma concessa il 9 dicembre 1508 dalla Regina donna Juana dei privilegi elargiti dai precedenti monarchi castigliani……Protetta da questi ampi e numerosi salvacondotti la colonia genovese a Siviglia si ampliò e si arricchì diventando, all’epoca del ‘Descubrimiento’ la più importante di quelle che facevano parte della cosmopolita città.
Nel 1503 l’ambasciatore della Repubblica di Venezia in Francia poteva affermare, con ragione, che ‘un terzo di Genova’ viveva in Spagna, giacché i genovesi disponevano di almeno trecento compagnie commerciali……
Alla fine del secolo XVI Luis de Peraza così descriveva la colonia ligure: ‘ Vi sono a Siviglia genovesi in grande abbondanza, più di duecento o trecento di tutte le età, e sono divisi in dieci o dodici casate. Sono persone, a mio parere, di molta prudenza per mezzo della quale fanno molti denari e tornano ricchissimi in patria. E non solo sono prudenti in questo ma anche nel modo di comportarsi poiché a Siviglia conducono vita tranquilla anche dal punto di vista spirituale. Quasi tutti sono infatti molto caritatevoli, conoscono molto bene il latino e il riposo corporale, hanno infatti tutti case molto pulite e allegre, con acqua pulita e verzieri, mangiano cibi sani ed eccellenti, sono molto sobri e per questo vivono in buona saluti…….In Siviglia hanno molti e grandi privilegi concessi loro dai Re e una via chiamata Genova; siccome sono diligenti in tutto quello che li riguarda, non sono negligenti nel farlo osservare agli altri; soprattutto lodo in questa gente la grandissima devozione verso la Passione del nostro Redentore Gesù Cristo, in memoria del quale nella notte del Giovedì Santo fanno tutti insieme a Siviglia una solennissima processione alla quale non partecipano estranei, e visitano cinque o sei chiese, e spargono tanto sangue e tante lacrime che non penso vi sia al mondo cosa di maggiore devozione…….”
I tanti genovesi di Siviglia (i vari Doria, Grimaldi, Adorno, Fieschi, Calvo, Centurione, Negro, Pinelli, Castiglione, Spinola, ecc.) oltre a riunirsi, come scrisse a metà del secolo XVII il canonico Ambrogio de la Cuesta, per la Messa dei giorni festivi celebrata a spese della Confraternita, potevano disporre di cappelle private in diverse chiese della città (una delle quali dedicata a San Giovanni Battista, peraltro patrono di Genova) ed espandersi, soprattutto verso la fine del XV secolo, dalla “tradizionale” area della “Calle Genova” e dintorni, in vari quartieri della città.
Il movimento dei Disciplinanti, i pellegrinaggi verso la Terrasanta e Roma e Santiago di Compostela, il radicarsi sul territorio delle Confraternite e l’incidenza delle loro manifestazioni nella devozione popolare erano tutti elementi comuni a Genova e a Siviglia.
I movimenti penitenziali dapprima , poi via via l’impulso dato dagli ordini monastici – francescani e cappuccini e domenicani con lo spagnolo Vincenzo Ferrer in particolare – e dalla Compagnia di Gesù fondata dallo spagnolo Ignazio di Lojola, l’alleanza strategica instaurata dal ligure Andrea Doria con Carlo V d’Asburgo e i conseguenti intrecci storico/politico/economici e culturali fra la Repubblica di Genova (coi suoi banchieri, finanzieri, mercanti) e la Corona di Spagna hanno lasciato testimonianze profonde nelle due città. Tra esse, le cerimonie e le tradizioni della Settimana Santa: in particolare, le Processioni delle Confraternite la sera del Giovedì Santo e la vitalità delle Confraternite stesse che, non a caso,proprio a Siviglia si sono riunite nell’ottobre 1999 per il loro primo Congresso Internazionale..
Nei Reales Alcazares di Siviglia è conservato un dipinto – opera, datata al 1862, di M. Cabral A. Bejarano – che fissa immagini e pathos della processione della Confraternita di Montserrat nella Calle Genova.
Con qualche non eccessivo cambiamento – gli abiti della gente, lo sfondo , qualche differenza nei costumi dei Confratelli e dei “Cristi” – sembra una fotografia della grandiosa sfilata delle Casacce in occasione della mostra/convegno tenutosi a Genova nel 1982, o anche della altrettanto grandiosa sfilata svoltasi sempre a Genova il 6 giugno 2004 nell’ambito dell’anno che metteva la città al centro dell’attenzione come capitale europea della cultura.
Maria Elisabetta Zorzi